Ditemi...
per quale Dio,
sconnesso e caotico,
per quale soldo
dannato e corrotto,
l'uomo
incrina, fende, sgretola
nel crepuscolo
delle sue ripugnanti ore
un suo smarrito e sperduto simile?
Io che provengo
da sogni lontani,
da incroci di sguardi
e turbinii di voci.
Io che sono pensiero,
imperfetto,
sferzato da perentori venti
e perenni naufragi
dell'animo mio.
Io che sono lupo, indovino,
alleato e rivale,
tempra e vigore
amore e vita,
farò i miei passi
in un silenzio di attese,
e farò sonante
la mia voce
affinché là,
sopra l'umano dolore
e l'ansimante superbia,
ancora
un ultimo poeta,
possa ritrovarsi
libero di vagare
verso un domani
di bianchi cristalli
e di opulenti amori.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 Aprile 1941 n.633, capo IV, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale e parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e art.171-ter della suddetta legge.
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