quanto sia piacevole e lieve
salire l'irto sentiero,
e il ritrovarsi
arido e asciutto,
sotto un cielo
di baratri e abissi.
Tu non lo vedi
ma il giungere sommesso,
immerso
in una vertigine d'aria,
sottile
come il tenue respiro,
rinverdisce
il mio gracile pensiero.
Intorno a me
tutto è immobile,
come il mio sguardo,
trasognato
nell'indorato cielo delle montagne.
Più in basso odo l'acqua
ruzzolare
tra pietre, levigate e tonde,
e scrosci di ruscelli,
cespugli e verdi torbiere.
Disinvolto cammino
tra aguzzi sassi e assordanti fischi di marmotte
negli spazi immensi, immutabili
elemosinando ombre
su strade deserte
ed erbosi silenzi.
Vorrei condurti
fra tenui sospiri
e brezze maestose
e voli pindarici
di solitarie aquile.
Vorrei che la tua anima
fosse leggera e sconfinata
tra acuminate cime
e sterminati spazi.
E qui,
accecati tra pallide rocce
e cristalline acque,
perderci tra i venti, in un torpore assonato
per poi ritrovarsi
brancolanti
nelle nostre mendiche dita
ancora, ancora
e ancora.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 Aprile 1941 n.633, capo IV, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale e parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e art.171-ter della suddetta legge.
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