Capita che mi smarrisca
nel tuo ventre di Superba,
nel cielo terso di Settembre,
e mi disperda tra vicoli di terra
e risacche di mare.
Accade che io gioisca
tra vapori
di tristi banchine,
vecchie ancore,
crepe spaventose di lugubri palazzi.
Nel rosso aceto del tramonto,
nello schiamazzare di mondi opposti,
nel silenzio della sua gente,
mi lascio trasportare,
come piuma al vento,
nella tua solenne sinfonia.
Sono salito sulle tue scale
e sono ridisceso verso il tuo cuore
sono risalito e ridisceso.
Lasciati prendere per mano
così da ubriacarmi
di nere ombre,
di anime solitarie al tramonto,
di bianco di vele,
e di erranti spiriti di marinai.
Voglio perdermi nelle tue strascicate litanie,
nelle tue notti di fango e di sangue,
nelle tue scogliere calpestate.
Voglio disorientarmi nei tuoi angusti spazi,
nel riverbero argentato del tuo respiro,
e farmi trasportare
come si trasporta una bara
nel luogo che si ama.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 Aprile 1941 n.633, capo IV, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale e parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e art.171-ter della suddetta legge.
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