venerdì 27 gennaio 2017

Lacrime d'ebano

La mia terra,
legno d'ebano
nell'eterno sole del Sud.
Ho lasciato la mia casa,
di fango e di cielo.
Il respiro sereno di mio figlio,
nel profondo cuore di pietra,
di sterco e di occhi.
Ho abbracciato il mio cuore straziato
in una notte di luci, di salme e di volti.
Ho contemplato
impietriti occhi scuri,
lungo frontiere di morte,
origliando
lingue diverse
di un unico Dio.
Migliaia di piedi
marciano insieme
nel pulviscolo di stelle,
in deserti di ossa.
Migliaia di petti
sulle sponde dei cieli
navigano all'unisono
su tramonti di fiumi di luce.
Taciturne madri,
confuse in trepidanti profumi,
stipate in vele di morte,
corrono in nitide acque,
simili ad eterne comete.
Mari cobalto gravano sul mio cuore,
urla e sudore,
fino a quando idiomi estranei
addolciscono di miele la mia gonfia lingua.
Terra mia, terra di sangue,
di roventi venti,
di riflessi dorati,
ti ho abbandonato
nel solstizio segreto del mio cuore,
nell'angolo remoto
di un volo di cicogna.
Le mie ceneri non si spargeranno
in cimiteri confusi,
di corone e olii funebri.
La mia ancora è sempre lì
tra terre riarse
e striduli giochi
di lacrime d'ebano.








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