Non riesco ad udire
in vuoti di conchiglie
il palpitare del mare
mentre
bianchi gabbiani,
rinchiusi in diafane ali,
si precipitano,
in un turbinio di piume,
in vertiginosi spazi.
Passano rasenti
gli uccelli,
uniti nel volo,
come primitiva falange armata,
su strascichi di reti
di notturne battute.
Accanto ad immobili schiere
di greca memoria,
increspanti e indolenti onde
si muovono
su logore sabbie
lambendo echi
di passati tormenti.
Volteggiano gli uccelli
nello stridulo urlo,
volteggiano
adagiati su strapiombanti scogliere
intorno ad ovattati sepolcri
Si librano gli uccelli
sui miei trascorsi dolori
e riempiono il cielo
di velati battiti di ali
planando
con silenziosi volteggi
nell'inutile lambiccarsi
dei miei smarriti momenti
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