martedì 31 gennaio 2017

IL VOLO

Non riesco ad udire
in vuoti di conchiglie
il palpitare del mare
mentre
bianchi gabbiani,
rinchiusi in diafane ali,
si precipitano,
in un turbinio di piume,
in vertiginosi spazi.

Passano rasenti
gli uccelli,
uniti nel volo,
come primitiva falange armata,
su strascichi di reti
di notturne battute.

Accanto ad immobili schiere
di greca memoria,
increspanti e indolenti onde
si muovono
su logore sabbie
lambendo echi
di passati tormenti.

Volteggiano gli uccelli
nello stridulo urlo,
volteggiano
adagiati su strapiombanti scogliere
intorno ad ovattati sepolcri

Si librano gli uccelli
sui miei trascorsi dolori
e riempiono il cielo
di velati battiti di ali
planando
con silenziosi volteggi
nell'inutile lambiccarsi
dei miei smarriti momenti






Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 Aprile 1941 n.633, capo IV, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale e parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e art.171-ter della suddetta legge.

domenica 29 gennaio 2017

Restero' al tuo fianco

Resterò al tuo fianco
e sarà la luna
ad alleviare il tuo pianto.
Resterò al tuo fianco
e saranno le stelle
ad indicare il sentiero.

Si mostreranno
dinanzi agli occhi
velate luci
al far della sera
così che io possa desiderare,
negli affollati valichi del mio essere,
esili parole del cuore.

Resterò al tuo fianco
e saranno le tue mani,
come sopiti desideri,
a nascondere
sul mio petto
i segreti rimpianti di un tempo.




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sabato 28 gennaio 2017

Incertezza

Restare sospeso
in un etereo orizzonte
di luci e di ombre
tra incerte espressioni
del tuo pallido volto.
Ritorno sfiorito
su avvizzite tracce
dei miei arrendevoli passi.






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venerdì 27 gennaio 2017

La solitudine del tempo

Resto solo
nel tempo che fugge,
in quell'angolo remoto della memoria
che ci unisce.
Non mi lasciare
nella malinconia del mio giorno,
nel placido rifugiarsi
del mio essere.
Non vi è Dio
che mi possa sedurre
nel vuoto della mia casa,
nè demone
che mi possa ricondurre
ai miei giorni smarriti.
Non vi sarà più attimo,
nè secondo
che si sfoglieranno
nella polvere di stelle
di una antiquata clessidra.
Nè sentiero,
o frontiera
mi potranno frenare
dal desiderarti,
nella vastità eterna di un abbraccio.
Non vi è immortalità
in ciò che ho vissuto
nel lento crepuscolo dei miei giorni,
nè alcun struggimento
nella vastità dei mari.
Vi sarà solo
una unica
nostra stagione,
nella luce e nell'ombra,
di un medesimo sospiro
nella solitudine
dei nostri silenzi.





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I tuoi occhi

Silenzi.
I miei occhi si schiudono
lentamente
sui tuoi occhi grandi,
di petali bianchi
mentre sorde campane,
come remote melodie,
si insediano
verbose
nel frastuono del mio cuore.

Occhi grandi i tuoi
di accecanti nevai,
vertigini di invernali cieli
in salmodiati tramonti
di granelli di sabbia.

Occhi grandi i tuoi,
di voci silenti
in un tormento di fronde
di venti sgualciti.

Occhi grandi i tuoi
di palpebre d'ombra
di anemoni gialli
e di tanghi struggenti.

Occhi grandi i tuoi,
di colore vivo
su oscure voragini
dei miei naufragati silenzi.





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Sei in me

Sei limpida acqua,
rugiada di acero rosso,
rosa tra i ghiacci,
silenzio di nevai.

Sei sospiro nel deserto,
orizzonte infuocato,
granello di sabbia
in un timido raggio.

Sei lacrime in me
in un concerto di stelle
su un eterno ghiacciaio
in un turbinio di neve.

Ti sorreggerò al mio cuore
quando ascolterai il mio tenue respiro,
esplorerò i tuoi occhi
e ti implorerò,
come vento caldo
implora
cineree nubi
sulla dorata sabbia.

Vorrei essere nel tuo celere battito,
nell'amabile muovere ritmico del tuo addome.
Vorrei essere vento, sole, luna per smarrirmi in te.
Vorrei essere sogno per nasconderti al giorno.
Vorrei essere la tua unica nota
in un pentagramma
di tessuti di stelle.



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Insomnia

Un raggio ramingo di luna
sgocciola
attraverso la lunga finestra
inondando
la nuda parete
innanzi le mie esauste pupille.
La mia tremula mente
stancamente
danza
nelle ambigue trame
della memoria
e precipita,
come foglia sospinta da lievi raffiche,
nell'oscurità della notte.
Incuriosito,
cerco di attraversare,
nella stagnante palude
della mia ragione,
inesplorate distese
assopite
dal calore del mio cuore.
Improvvisi e interminabili boati
di indifferenti folgori
ridestano il mio petto,
mentre un rapido ticchettio
di lacrime di cielo,
simile a dolci spilli,
mi trasportano in un lieve torpore
lontano
da nebulose sagome
di inquiete presenze.





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Vento di mare

Il silenzio,
graffiato dall'onda,
come vento,
trasporta nuvole di pensieri
su raggrinzite foglie di limone.

In un concerto di stelle,
tra terra e aria,
mi soffermo
e l'incanto mi trascina
in una cascata di vita.
Mi allontano
lento,
tra miriadi di volti,
come cuori a perdere,
e fumi e brezze salmastre.

E penso che un giorno ritornerò,
qui tra ulivi e ginestre,
tra mare e scogli,
su burrascose terrazze
a picco sul mio cuore.
Tornerò,
tra bocche cucite
e saraceni sguardi,
come pioggia che torna al cielo,
come suono che incanta l'animo.
Tornerò,
come viandante,
tra schiuma e stelle,
e mi perderò nel tuo silenzio
di solitari e tempestosi inverni,
in una alchimia
di un attimo infinito.




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Tramonto ad Aleppo

Non sono le vostre stupide bombe,
il sibilo sinistro dei vostri proiettili,
l'urlo strozzato di guerriero,
i vostri coltelli lucenti.
Non è il riflesso dei passanti su pozze di sangue
o il sordo rinculo di cannone al tramonto
che sfinisce e soffoca l'animo mio.

E' la vostra indifferenza,
il vostro chinar la testa,
i vostri falsi sorrisi,
la vostra espressione menzognera.

Voi non conoscete la vita.
Nel sorriso amorevole di vostro figlio,
il delicato abbraccio della vostra amata,
la placida lacrima di vostra madre.
Voi non conoscete la vita.
Nel rapido rintocco di campana,
l'indolente scorrere di ruscello,
il lieve dondolio di piuma,
il fertile germogliare di erba.
Voi non conoscete la vita.
In un palpito di ali,
in una sussurrata supplica,
in una premurosa carezza.

Io conosco la vita.
Io conosco l'amore.
Nelle ceneri del mio cuore,
nelle infinite implorazioni di Aleppo,
nella angosciata preghiera di soldato,
nei penosi e adorati detriti,
nel freddo corpo di mio fratello.
Io conosco la vita.
Io conosco l'amore.








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Acque

Aroma di zagare nell'ombra grigia di un assolato meriggio,
sfuggenti e confusi spiriti si addensano
nel maestoso frastuono
di una tenebrosa notte.
Esitante ed impaurito mi portai,
nel tenue riflesso di lume,
verso il tuo riverbero frangente.
Sconfitto e deriso,
scrutai timidamente,
nel tintinnio di un passo,
angosce e desolate urla
di sguardi color ebano.
Nell ' intimo salmastro
di una infantile amarezza,
mi soffermai titubante,
nella desolazione di un attimo,
consapevole di un evidente contrasto
di un dolore celato.
Acque famigliari,
sfumati colori di infanzia,
remoti schiamazzi simili a sibili perduti,
ritornano
incalzanti ed insistenti
nella mia stanca mente.
Immobile in lontananza
un chiarore balena
nel mio sguardo di bambino.
Danzanti lampare
simili ad abbaglianti lampi
si addensano
nel cobalto sconfinato,
mentre il contemplare
mi quieta
e sopisce il mio tormento.








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Lacrime d'ebano

La mia terra,
legno d'ebano
nell'eterno sole del Sud.
Ho lasciato la mia casa,
di fango e di cielo.
Il respiro sereno di mio figlio,
nel profondo cuore di pietra,
di sterco e di occhi.
Ho abbracciato il mio cuore straziato
in una notte di luci, di salme e di volti.
Ho contemplato
impietriti occhi scuri,
lungo frontiere di morte,
origliando
lingue diverse
di un unico Dio.
Migliaia di piedi
marciano insieme
nel pulviscolo di stelle,
in deserti di ossa.
Migliaia di petti
sulle sponde dei cieli
navigano all'unisono
su tramonti di fiumi di luce.
Taciturne madri,
confuse in trepidanti profumi,
stipate in vele di morte,
corrono in nitide acque,
simili ad eterne comete.
Mari cobalto gravano sul mio cuore,
urla e sudore,
fino a quando idiomi estranei
addolciscono di miele la mia gonfia lingua.
Terra mia, terra di sangue,
di roventi venti,
di riflessi dorati,
ti ho abbandonato
nel solstizio segreto del mio cuore,
nell'angolo remoto
di un volo di cicogna.
Le mie ceneri non si spargeranno
in cimiteri confusi,
di corone e olii funebri.
La mia ancora è sempre lì
tra terre riarse
e striduli giochi
di lacrime d'ebano.








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Vento d'inverno

Intense fragranze
di aromi di arance
riarse
su focolari mai domi.

Ritorno bambino
sul mio timido cuore
in un mondo distratto
da silenzi di morte.







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